La guerra senza limiti dei droni (Yes, we can?)

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In questo video del 2008, che riprende il celebre “wazzup!” del 2000, gli attori (che la pubblicità sottolinea assumersi la responsabilità del l’endorsement – della serie “vai avanti tu”), strozzati dalla crisi, dai debiti, dalle tormente naturali e dalle infinite guerre in giro per il mondo, vedono nell’elezione di Obama il volto vero del cambiamento. E se per mille versi hanno anche avuto ragione, su una cosa non si può dire che ci abbiano azzeccato. La politica estera americana non è mai cambiata. Si è modificata, certo, ma in che modo? Forse quel “Yes, we can” non è stato urlato troppo forte.

La guerra in Iraq, in Afghanistan e nei mille altri centri “del male” occupano la testa del Presidente e dei suoi consiglieri. La strategia “boots on the ground” non diede i suoi sviluppi, e il morale delle truppe, i costi, le perdite sono insostenibili da anni.

Barack Obama, l’uomo del cambiamento, è riuscito nell’impresa di sradicare la retorica messianica dell’amministrazione Bush dalla rete anti-terrorismo e dai contingenti militari impegnati ormai ovunque nel mondo. Negli ultimi anni gli Stati Uniti, “giusti” per definizione, combattono dai cieli una guerra non inquadrabile nei soliti canoni tradizionali. Insolita perchè si combatte a colpi di joystick a migliaia di chilometri di distanza, perchè il sangue delle vittime non sporca le divise dei Marines. La guerra dei droni è realtà già da anni, e tutti i Paesi occidentali si sono dotati di UAV armati per le future operazioni militari. In questo senso si sono levate le ultra-razionali critiche di chi non vuole, ad esempio, gli F-35. Per quale motivo spendere dei soldi per aerei super precisi se poi tra 5-10 anni le guerre saranno combattute da aerei senza pilota?

attacco-drone-300x225Obama, con un discorso alla National Defense University sulle politiche di antiterrorismo, affermava: “Non possiamo promettere la sconfitta totale del terrorismo”, ha detto il presidente. “Non cancelleremo mai il male annidato nei cuori di certi esseri umani, né obliterare ogni pericolo alle nostre società aperte. Dobbiamo definire il nostro impegno come una serie di sforzi mirati e persistenti per smantellare specifici gruppi di estremismi violenti che minacciano l’America”.

Un anno fa circa un reportage sul New York Times rivelò il metodo di selezione degli obiettivi della Casa Bianca, lasciando grandi dubbi sulla legittimità, sul Diritto Internazionale, sul senso stesso di relazioni internazionali per cui il ricatto statunitense era diventato la norma. Per carità, nessuna indignazione in materia, nulla di nuovo. Però.. Obama disse di aver codificato una presidential policy guidance che raccoglieva quattro anni di esperienza, linee guida, meccanismi di controllo e trasparenza.

Ma chi decide se una persona sia un pericoloso terrorista, un affiliato, o una pedina? Davvero l’onnipresenza dei droni anche in Africa aiuta a stabilire i limiti di queste domande di base? Il procuratore capo Eric Holder ha spiegato che verrà colpito solo “chi pone una continua e imminente minaccia agli americani” e che non può essere catturato. Chiaro no?

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Federico Petroni, su Limes, afferma che “Solo 57 delle oltre 3 mila persone uccise dal 2002 dai droni, gli aerei a pilotaggio remoto, erano vertici di al-Qa’ida. Tra gli obiettivi considerati legittimi ci sono anche militanti di basso livello, spesso colpiti nei cosiddetti signature strikes, gli attacchi in cui a essere nota non è l’identità delle persone ma un comportamento riconducibile ad attività terroristica. Se non sai nemmeno chi stai eliminando come fai a essere sicuro che fosse coinvolto nella “pianificazione di un attentato contro l’America”? E quindi: se non sono stati rispettati in passato, chi assicura che questi criteri lo saranno in futuro?[…] i droni stessi, le armi il cui uso in Pakistan, Yemen e Somalia sotto Obama s’è espanso a dismisura rispetto ai tempi di Bush, passando da 50 attacchi tra 2004 e 2009 a oltre 300 dal 2009 a oggi. “Dire che una tattica militare è legale, o anche efficace, non equivale a dire che essa sia sempre saggio o morale impiegarla. Lo stesso progresso umano che ci fornisce la tecnologia per colpire dall’altra parte del mondo ci impone anche di disciplinare questo potere – pena il rischio di abusarne”. Parola di Obama.

Il Presidente ha personalmente riconosciuto che i droni hanno ucciso molti americani all’estero. Tuttavia, giustificare l’uso di aerei armati senza pilota come “legale” e uno strumento altamente “efficace” per legittima difesa, indica che la pratica delle condanne a morte dal cielo continueranno come risorsa chiave nella guerra contro il terrorismo.

Siamo in guerra con un’organizzazione che in questo momento avrebbe ucciso  molti americani se non li avessimo fermati prima.. Quindi questa è una guerra giusta – una guerra condotta in modo proporzionale, in ultima istanza, e per legittima difesa“. Su queste basi, i voli continueranno.

La Casa Bianca aveva fatto balenare l’opzione di emendarne la giustificazione legale, la Authorization for Use of Military Force (Aumf), passata il 14 settembre 2001. L’AUMF conferirebbe al Presidente tutti i poteri necessari per colpire i responsabili del terrorismo. “La legge è finita sotto il fuoco incrociato dei parlamentari americani perché l’amministrazione Obama ha interpretato estensivamente questa dicitura per applicare l’AUMF a una nuova categoria giuridica, quella degli “affiliati”. Aprendo così le porte alla battaglia contro le ramificazioni territoriali di al-Qaida che nulla hanno a che vedere con l’attentato dell’11 settembre 2001.”

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Obama ha detto che le vittime civili da attacchi dei droni lo tormentano, ma ha aggiunto che il rischio deve essere bilanciato contro la minaccia di gruppi terroristici che prendono di mira i civili. “Non fare nulla non è un’opzione” ha concluso.

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